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ITALIA

Accolto ricorso difesa manager imputati

Rogo Thyssen, la Cassazione annulla l'appello. La rabbia dei parenti delle vittime

In secondo grado la Corte d'Assise d'appello di Torino aveva ridotto le pene ai sei imputati, escludendo il dolo riconosciuto in primo grado per l'ex amministratore delegato Harald Espehnhan. Nella tragedia morirono sette operai

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(LaPresse)
Roma
Ci sarà un nuovo processo sul rogo scoppiato nello stabilimento torinese della Thyssenkrupp, in cui persero al vita sette operai. Lo ha deciso la Cassazione, a sezioni unite penali, che ha disposto il rinvio degli atti alla Corte d'Assise d'Appello di Torino per la "rideterminazione delle pene".

Il collegio delle sezioni unite doveva pronunicarsi sulla tragedia avvenuta all'acciaieria di Torino nel dicembre 2007 dove morirono sette operai. Il sostituto procuratore generale ha chiesto la conferma delle pene ridotte in appello per i dirigenti e l'amministratore delegato responsabile dello stabilimento Thyssenkrupp.

Rabbia dei familiari delle vittime 
Hanno sfogato la loro rabbia, gridando e piangendo, alcuni familiari delle vittime del rogo della Thyssenkrupp, dopo aver assistito alla lettura del verdetto. "Sono codardi - ha urlato una signora, madre di uno degli operai morti, di fronte all'aula magna della Suprema Corte - non hanno avuto il coraggio di emettere una sentenza, dire qual è la verità". 

La tesi del pm
ll pg Carlo Destro ha respinto la tesi del pm di Torino, Raffaele Guariniello, che ha ipotizzato, in capo agli imputati, la colpa per omicidio volontario."I manager e i dirigenti chiamati a vario titolo a rispondere della morte dei sette operai nello stabilimento Thyssenkrupp di Torino facevano affidamento sulla capacità dei lavoratori di bloccare gli incendi che quasi quotidianamente si verificavano: chi agisce nella speranza di evitare un evento evidentemente, se l'evento si verifica, non può averlo voluto" da detto nella requisitoriadi fronte alle Sezioni Unite penali chiedendo la conferma pressoché integrale del verdetto d'appello.

In secondo grado la Corte d'Assise d'appello di Torino ha ridotto le pene ai sei imputati, escludendo il dolo riconosciuto in primo grado per l'ex amministratore delegato Harald Espehnhan bensì quello colposo aggravato dalla colpa cosciente. 

Il processo 
La Corte d'Assise in primo grado ha condannato l'amministratore delegato, Harald Espehnhan, a sedici anni e sei mesi di reclusione per omicidio volontario con dolo eventuale. 

Al banco degli imputati, oltre all'amministratore delegato, c'erano anche Cosimo Cafueri, responsabile della sicurezza, Giuseppe Salerno, responsabile dello stabilimento torinese, Gerald Priegnitz, membro del comitato esecutivo dell'azienda, assieme a Marco Pucci, e un altro dirigente Daniele Moroni, accusati a vario titolo di omicidio e incendio colposi (con colpa cosciente) oltre che di omissione delle cautele antinfortunistiche. Per Gerald Priegnitz, Marco Pucci, Raffaele Salerno e Cosimo Cafueri, erano state confermate le richieste dell'accusa: erano stati condannati a 13 anni e 6 mesi. Solo per Daniele Moroni la Corte aveva aumentato la pena a 10 anni e 10 mesi, i pm avevano infatti chiesto 9 anni. Era la prima volta che in un processo per morti sul lavoro gli imputati erano stati condannati a pene così alte.

La società ThyssenKrupp Acciai Speciali Terni Spa, chiamata in causa come responsabile civile, era stata inoltre condannata al pagamento della sanzione di 1 milione di euro, all'esclusione da agevolazioni e sussidi pubblici per 6 mesi, al divieto di pubblicizzare i suoi prodotti per sei mesi, alla confisca di 800mila euro.

Sentenza ribaltata
Da omicidio volontario a colposo. In secondo grado viene ribaltata la sentenza e vengono ridotte le pene per gli imputati. I parenti delle vittime, dopo la pronuncia della sentenza, per protesta occupano la maxiaula uno del Palagiustizia di Torino per alcune ore. La procura presenta ricorso in Cassazione. Secondo il pool dell'accusa Guariniello, Longo e Traverso, la tragedia fu la conseguenza della scarsa preoccupazione nei confronti della sicurezza degli operai da parte della dirigenza. La fabbrica di Torino - così era stata deciso - avrebbe chiuso pochi mesi dopo. Per questo i vertici avrebbero deciso che non conveniva investire sulla formazione, sulla pulizia e sul miglioramento dei sistemi di sicurezza dell'impianto.

La tragedia
Nella notte tra il 5 e il 6 dicembre 2007 scoppia un incendio all'interno dello stabilimento. Gli operai vengono avvolti dalle fiamme e dopo ore di agonia in ospedale morirono per le ustioni riportate. Sette vittime, solo un superstite, Antonio Boccuzzi, oggi parlamentare del Pd.