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MONDO

Veglia pasquale

Papa Francesco: "Rileggere tutto a partire dalla croce"

Il Pontefice ha anche amministrato il battesimo, la prima comunione e la cresima a dieci neofiti, cinque dall'Italia e gli altri da Bielorussia, Senegal, Libano, Francia e Vietnam

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Papa Francesco
Roma
Due ore e mezza di preghiera, una cerimonia suggestiva e solenne nella Basilica di San Pietro. Nella Veglia pasquale, Papa Francesco ha battezzato e cresimato 10 catecumeni. Dopo il rito, il Pontefice ha brevemente riassunto la sua omelia: "Vi auguro - ha detto - di tornare ognuno alla propria Galilea, luogo dell'incontro con Cristo. E' questo il mio augurio di Buona Pasqua".

Una liturgia quella di Papa Francesco in cui richiamare il popolo dei fedeli per ricevere nuovamente "il fuoco che Gesù ha acceso nel mondo, e portarlo a tutti, sino ai confini della terra". E tutto questo "senza paura". "Non abbiate paura, non temete", ha ripetuto più volte "a braccio" nel corso dell'omelia.

Il Papa ha amministrato il battesimo, la prima comunione e la cresima a dieci neofiti, cinque dall'Italia e gli altri da Bielorussia, Senegal, Libano, Francia e Vietnam. Due le donne. Il più giovane, Jacopo Capezzuoli, sette anni, ha ricevuto i sacramenti insieme al fratello Giorgio, di 10. Il più anziano era il vietnamita Tuan Tran, 58 anni, che ha assunto il nome cristiano di Matthew.

Nell'omelia, il Papa ha ricordato l'episodio evangelico in cui Gesù risorto esorta le donne a dire ai discepoli di andare in Galilea, perché "là mi vedranno". Ritornare in Galilea, che era "il luogo della prima chiamata, dove tutto era iniziato", vuol dire, per Francesco, "rileggere tutto a partire dalla croce e dalla vittoria [...] Tornare in Galilea significa anzitutto tornare lì, a quel punto incandescente in cui la Grazia di Dio mi ha toccato all'inizio del cammino". E' da quella "scintilla", ha proseguito, che "posso accendere il fuoco per l'oggi, per ogni giorno, e portare calore e luce ai miei fratelli e alle mie sorelle. Da quella scintilla si accende una gioia umile, che non offende il dolore e la disperazione, una gioia buona e mite".

Il Pontefice ha proseguito: "Nella vita del cristiano, dopo il Battesimo, c'è anche una Galilea più esistenziale: l'esperienza dell'incontro personale con Gesù Cristo, che mi ha chiamato a seguirlo e a partecipare alla sua missione [...] Oggi, in questa notte ognuno di noi può domandarsi: qual è la mia Galilea? Dov'è la mia Galilea? La ricordo? L'ho dimenticata? Sono andato per strade e sentieri che me l'hanno fatta dimenticare. Signore, aiutami: dimmi qual è la mia Galilea; io voglio ritornare là per incontrarti e lasciarmi abbracciare dalla tua misericordia".